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Antonio Lebano
Tra gli emigranti che dal Cilento partirono per l’Uruguay, alcuni si distinsero per le doti con le quali seppero crearsi un nome e una posizione; tra i tanti, ricordiamo il Dott. Antonio Lebano, nato a Lustra nel 1864.
Dopo aver esercitato la professione di medico nel paese d’origine, e per tre anni, come sanitario dell’impresa addetta ai lavori sulla linea ferroviaria Pisciotta – Castrocucco, partì per Montevideo, su richiesta di un maestro di Rocca Cilento che già vi risiedeva.
Entrò a far parte dell’equipe medica dell’ospedale di Montevideo, divenendo in breve primario del reparto di chirurgia.
Nominato delegato generale del C.R.I. di Montevideo, collaborò con la sede di Roma, e divenne medico ufficiale dell’ambasciata italiana, dal marchese Francesco Maestri Molinaro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di S. M. il re d’Italia. Ricevette anche una medaglia d’oro.
Il 10 aprile del 1905 con decreto a firma di Vittorio Emanuele venne nominato Cavaliere dell’ordine della Corona d’Italia; il 5 settembre 1917 con decreto firmato da Sidney Sonnino, Ministro degli Affari esteri, Ufficiale dell’ordine della Corona d’Italia; il 15 ottobre 1920 con decreto a firma di Vittorio Emanuele, Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia.

Famiglia Giordano
I Giordano erano una famiglia nobile di Lustra Cilento. Tra i suoi rappresentanti si distinse Isidoro, che dal 1799 fu esiliato per ragioni politiche. Combatté nella battaglia di Francia, distinguendosi per il grande coraggio dimostrato, per cui fu promosso ufficiale dell’esercito ed in seguito ebbe i gradi di Capitano della milizia provinciale.
Affiliato alla setta dei Filadelf, cooperò nella programmazione dell'insurrezione del Cilento del 1828, congiurando con altri patrioti sui monti di Rocca.
Francesco fu esponente della stessa famiglia: per le sue eroiche qualità di soldato, fu promosso capitano della Guardia Nazionale, difendendo tenacemente i deputati, a Napoli, firmatari della famosa protesta del Mancini.
Accusato di reato politico, fu arrestato ed imprigionato il 3 agosto del 1848, ma dopo pochi giorni, riconosciuto innocente, fu rimesso in libertà.
Si affiliò alla setta dell'Unità Italiana, ne propagandò le fervide idee di libertà, con la parola e con manifesti, che furono fatti affiggere di notte in tutte le contrade del Cilento.
Il contenuto di questi manifesti fece breccia negli animi oppressi del Cilento, incitandoli a rifiutare la benedizione di Pio X, perché ritenuto "traditore della Causa Italiana".
Insieme a Salvatore Faucitano fece esplodere una bomba mentre Pio X si affacciava al balcone per impartire la solenne benedizione al popolo convenuto da ogni dove. Vi riuscirono perfettamente e, al gran rumore prodotto dall'esplosione dell'ordigno, la gente in preda al terrore, si dileguò in un baleno.
Il Giordano fuggì, mentre gli artificieri ed il Faucitano furono catturati dagli sgherri e fatti rinchiudere nel castello dell'Ovo. Tornato a Lustra, Francesco continuò insieme a tutta la famiglia a lottare contro i Borboni.
Per il grande eroismo fu ammirato e amato da tutti i Cilentani, che lo elessero deputato del collegio di Torchiara nella seconda legislatura.