Il gran numero di chiese edificate nel corso dei secoli a Lustra sono una testimonianza della profonda religiosità della popolazione lustrese, e sono l' emblema di un'arte che sopravvive all'avanzare del tempo, mantenendosi inalterata.
- La chiesa di Santa Maria Vetere, detta anche della Concezione, è tra le più eleganti chiese medievali. Fu edificata nei primi decenni del XIV secolo, probabilmente ad opera dei Capano, che la commissionarono ad un architetto di notevole capacità artistica. Pur nelle attuali condizioni si nota appieno l’eleganza della struttura, che si rifà a costruzioni simili diffuse in tutta l'Italia Meridionale, concepite, nel XIII secolo, mediante l’utilizzo di materiali che si potrebbero definire poveri, se guardati con occhio moderno, ma che denotano invece grande eleganza. La chiesetta adiacente al campanile oggi è a servizio del cimitero: è distinta da due altari, sul maggiore dei quali si trova la statua di Santa Maria Vetere. Interessante il bel soffitto ligneo a cassettoni alternati, ottagoni e quadrati, che un restauro inopportuno ha deturpato togliendo la spontanea decorazione originaria. Lo stesso carattere naif si ritrova nel pulpito addossato alla parete, che sporge per cinque facce decorate con vivaci fioroni fuoriuscenti da grandi vasi. È singolare l’accostamento di una struttura sofisticata con una tecnica povera, il che fa della chiesa di Santa Maria Vetere un esempio unico di uno stile che risente in maniera singolare dell’architettura arabo-sicula sull’edilizia religiosa del Cilento. Durante recenti operazioni di scavo sono affiorate delle sepolture di qualche secolo fa, alcune in fossi sparsi ed altre in vere e proprie tombe costruite in muratura, su due delle quali sono state trovate due lapidi in marmo, di cui una con la scritta in latino; sono stati pertanto recuperati dei frammenti ossei e risistemati in tombe ripulite. I restauratori hanno faticosamente portato alla luce i colori originari del cassettonato, dell’altare maggiore, dell’altare laterale, del pulpito e della cantoria. All’esterno sono stati rifatti gli intonaci, avendo particolare cura di usare colori quanto più possibile vicini agli originali.
Tra storia e leggenda: la presenza di una statua della Vergine con il bambino in braccio, di stile orientale, a Lustra, si deve alla lotta tra iconoclasti, ordinata da Leone II (717-741 d.C.) e difensori delle icone sacre. Per la verità la proibizione del culto delle icone voluta da Leone II non era solo determinata da motivi religiosi, ossia l’accusa di idolatria, ma soprattutto a ragioni politiche: i monasteri entro i quali erano custodite le icone, infatti, rappresentavano una minaccia per il potere centrale, quindi le icone sacre andavano abolite. Le lotte tra iconoclasti e difensori delle icone continuarono fino all’843 d.C. , quando i monaci bizantini, nel tentativo di metterle in salvo, affidavano le icone sacre ai naviganti che le portavano sulle coste occidentali. La statua di S. Maria Vetere fu rinvenuta in un tronco di ulivo, e nel 1200 posta in una cappella con un campanile annesso di stile arabo-normanno. Il campanile di Santa Maria Vetere si trova attualmente nel cimitero di Lustra, affianco alla chiesa omonima. Le cause della singolare devozione a S.Maria Vetere sono molto remote e nascono dalla fusione tra storia e leggende che si tramandano di padre in figlio da secoli. Si narra infatti che la Vergine sia apparsa a dei pastorelli indicando loro il posto in cui era nascosta l’effige, e manifestando la volontà che vi nascesse una cappella. Nonostante i ripetuti tentativi della gente del luogo di portare altrove la statua, fenomeni inspiegabili lo avrebbero impedito, pertanto si capì che era proprio quello il luogo dove Ella voleva che venisse edificata la cappella. Il luogo pertanto è divenuto nei secoli meta di pellegrini che ogni anno, il 24 aprile, si recavano a chiedere intercessioni o a pregare. Si narra ancora che in tempi remoti, quando la popolazione lustrese viveva esclusivamente con i prodotti della terra, una siccità colpì il territorio, sicché gli abitanti si rivolsero a Santa Maria Vetere per chiedere che piovesse, e, in seguito alle numerose preghiere, e più probabilmente per cause naturali, il 24 aprile cominciò a piovere e piovve per due giorni ininterrottamente, il che salvò il raccolto di quell’anno. Ancora oggi si nota come il 24 aprile solitamente piove, e la leggenda sembra continuare.
- La chiesa parrocchiale è la chiesa di Santa Maria delle Grazie, ampia e strutturata su tre navate con le cappelle di San Nicola, dell’Annunziata, Santa Caterina, Santa Maria del Principio, delle anime del Purgatorio, del Crocifisso, di San Donato, della Concezione, del Rosario, del corpo di Cristo. La navata presenta un soffitto a cassettoni dipinto con vivaci fioroni decorativi, mentre le laterali sono coperte una con soffitto di legno, l’altra a tegole, e c’è anche un bell’organo. Attira subito l’attenzione una grande tela con l’Annunciazione: è una vivace rappresentazione del racconto evangelico, nell’intimità di una camera virginale, con la minuziosa descrizione dell’interno nell’angolo del letto con la cortina e i fiori, e gli oggetti di lavoro, cuscino e forbici, subitaneamente lasciati nell’emozione della visita inattesa. Una gloria di angeli che accompagna l’Eterno fa spiovere la luce che sembra tendere ad occupare progressivamente lo spazio accompagnando il messaggio. Il rapporto delle due figure, nel gioco speculare della mano recata al petto e dell’altro braccio aperto all’esterno quasi a voler creare uno spazio nel quale coinvolgere il fedele, sottolinea il carattere di sacra rappresentazione. Concetta Restaino ha assegnato sia pure con qualche dubbio l’opera a Giovanni Maria Bevilacqua.
- La cappella di Sant’Antonio da Padova fu costruita tra il ‘45 ed il ’46 da Antonio Vaccaro ed Angelo Elia che intendevano costruire una nicchia dedicata al Santo; si narra che Antonio Vaccaio ebbe in sogno il Santo che gli chiese che venisse edificata una nicchia proprio in quel posto.
In seguito all’entusiasmo generale dei residenti nella piccola frazione di Selva e in primo luogo del parroco Don Pasquale Lucibello, si decise di edificare non soltanto una nicchia ma proprio una piccola cappella, con gli anni ampliata, dove si celebrava e si celebra tutt’oggi la festa dedicata al Santo.
Nel 1980 poi venne costruito il palco in cemento, ove ancora si celebrano feste ed eventi.
Figura molto importante per i parrocchiani è stata quella di padre Filippo Manzo, che dal 1984 ha sempre curato con amore e spirito evangelico la comunità di Selva, assicurando la sua presenza anche quando non era più parroco a Lustra.
Negli ultimi anni la popolazione di Selva è notevolmente aumentata, sicché è nata l’esigenza di ampliare la chiesa, a distanza di 40 anni dall’ultimo ampliamento.
Per questo è stato redatto un regolare progetto in attesa di approvazione dalla competente commissione edilizia del Comune di Lustra ed è stata effettuata una prima raccolta di fondi.